Uno spettacolo 100% acustico. Sia su disco sia dal vivo
i Venus rispettano la loro idea di rock da camera,
realizzato con un contrabbasso (percosso o delicatamente
pizzicato da Pierre Jacqmin), un violino (a volte suonato
come una chitarra da Christian Schreurs), una batteria ridotta
ai minimi termini (manca anche il charleston, ma il kit
è arricchito da un minuscolo vibrafono cui spesso si avvicina
Thomas Van Cottom) e da una chitarra acustica (suonata dal
performer di razza e leader del gruppo Marc Huyghens). Bandito
dal palco qualsiasi marchingegno elettronico. Nonostante
questo assetto, che farebbe pensare a chissà quali sdolcinatezze,
i Venus sono sì romantici ma anche e soprattutto straordinariamente
rock. La loro proposta musicale è un patchwork di
cabaret berlinese, influenze di Velvet Underground (cui
stasera pagano un esplicito tributo con la cover Venus in
Furs), tracce di XTC, rock di Canterbury e la stessa attitudine
musicale che caratterizza anche John Spencer Blues Explosion;
quello che ne viene fuori, con l'aggiunta di una moltitudine
di altre micro influenze, è uno stile musicale unico, personalissimo
e sempre riconoscibile. Non importa che si producano in
irruenti assalti sonori o che solletichino l'udito con dolci
ballate, i Venus strappano applausi allo stesso modo, confermando
la fama di musicisti di razza che si sono guadagnati macinando
concerti su concerti. Marc è un vero animale da palcoscenico;
gioca e scherza con il suo pubblico, improvvisa una cover
per permettere alla crew di cambiare un rullante rotto,
aggredisce la sua chitarra con irruenza, pizzica con rispetto
il mandolino, dichiara la sua sincera gioia per aver incontrato
i Black
Heart Procession, che stanno seguendo tra il pubblico
tutti i concerti della rassegna. In poco meno di un'ora
e mezza i Venus suonano praticamente tutto il loro disco
d'esordio, giocando e divertendosi con gli arrangiamenti
che cambiano sensibilmente gemme come Pop Song e Royalsucker,
oppure scarnificano la divertente She's So Disco.
L'aspetto visuale è importante sia per i dischi (gustatevi
lo splendido artwork del digipack che custodisce il loro
Welcome to the Modern Dance Hall) che per i loro
spettacoli dal vivo, tanto che Marc tiene a precisare che
i Venus sul palco sono in quattro ma c'è un quinto membro,
Patric Carpentier, che cura scenografie, light show e che
è a pieno titolo un altro componente del gruppo. In effetti,
la semplice scenografia, composta di teli rossi e da quattro
lampade a luce verde, contribuisce molto sia a creare l'atmosfera
giusta che ad aumentare il pathos prodotto dalla musica,
tradendo la sua origine teatrale e non concedendo nulla
alla banale spettacolarizzazione. La splendida serata gioca
inoltre a favore dei Venus, che forse non s'accorgono delle
stelle cadenti che alle loro spalle creano uno spettacolo
nello spettacolo. Bis di rito, altra chiamata a gran voce
e, per terminare, una versione diversa di She's So Disco,
suonata come una dolcissima ninna nanna. Anche i Venus,
come quasi tutti i gruppi nel programma di Frequenze Disturbate,
non sono in tour in Italia. La loro data unica, quindi,
impreziosisce una serata e una rassegna che ha il sapore
dell'evento per gli amanti della musica originale e di qualità.
Massimo Garofalo