C'è
una vaga somiglianza tra Marc Huyghens (voce e chitarra
dei Venus) e Iggy Pop. Biondo, bassino e con un fisico dalla
muscolatura "nervosa" proprio come il mitico "iguana" americano.
Il musicista belga si è rivelato una persona affabile e
piena d'entusiasmo nei confronti della sua "arte". Vista
la sua discreta padronanza della lingua italiana non è stato
difficile scambiare quattro chiacchiere in tutta tranquillità.
Il vostro gruppo è relativamente giovane, essendosi
formato nel '97. Sono stati tre anni intensi? Dal nostro
punto di vista abbiamo fatto già parecchie cose. I Venus,
in realtà, esistono da tre anni e mezzo. I primi sei mesi
ci sono serviti per conoscerci meglio. Dopodichè ci siamo
resi conto che il gruppo era diventato il fulcro delle nostra
vita. Come avete vissuto, nel corso del tempo, il crescente
successo che vi accompagna? Non parlerei di successo.
La nostra band, secondo me, ha ottenuto dei risultati più
importanti del successo. Nel '99 stavamo rischiando seriamente
di scioglierci, praticamente ci odiavamo. Così il nostro
ex-contrabbassista se ne andato ed, all'inizio del duemila,
gli è subentrato Pierre (Jacqmin, ndr.). In seguito i rapporti
umani all'interno della band sono nettamente migliorati
e questo ha comportato un'evoluzione anche sul piano musicale.
La storia dei Venus è cominciata quando firmammo un contratto
con la Bmg belga (...era il periodo del nostro primo ep)
che abbiamo sciolto quasi subito. Successivamente abbiamo
siglato un'accordo con Sonica Factory per la produzione
di due dischi. Suonando poi in un'importante festival francese
siamo entrati in contatto con la Emi che, attualmente, ci
distribuisce in Germania, Svizzera, Francia e Belgio. In
queste due ultime nazioni, in particolare, abbiamo constatato
un certo interesse nei nostri confronti. La vostra strumentazione
acustica suonata con un'approccio rock è, forse, adatta
maggiormente a questi paesi. Non credo. Può capitare
in qualsiasi posto di suonare e non essere apprezzati. In
tutta onestà sono contento di poter dire che a noi, fortunatamente,
non è accaduto spesso di trovarci in una situazione del
genere. Il pubblico francese, belga o italiano, pur con
qualche diversità, è abbastanza simile. E' una questione
di mezzi a disposizione. La cosa importante è lavorare insieme
ad una buona etichetta discografica o ad un valido booking.
Se queste strutture sono realmente interessate al tuo progetto
e non solo alla loro percentuale di guadagno, allora ci
sono delle basi solide su cui crescere. Ci sono persone
che si fanno un culo così affinchè i nostri interessi (ed
di altri musicisti, ovviamente) siano tutelati. Considerato
il fatto che in tre anni e mezzo non abbiamo trovato una
management e solo fra quindici giorni (l'intervista si è
svolta i primi d'Agosto, ndr.) ne avremo uno capace di accontentare
le nostre esigenze, potete rendervi conto di quali difficoltà
abbiamo incontarato sino ad ora. In Italia, pur con l'aiuto
di Sonica Factory, non riuscite a "sfondare"? Stranamente
no. Ci siamo posti delle domande riguardo al modo di lavorare
in Italia rispetto ad altri paesi. In Germania, ad esempio,
non riusciamo neanche a suonare dal vivo. La Emi che è una
multinazionale ed ha grandissime possibilità economiche
non fa un cazzo per noi mentre Sonica, nel suo piccolo,
almeno ci prova. Alla fine l'unica cosa che ci permette
di farci conoscere è suonare dal vivo. Il vostro rapporto
d'amicizia con gli Scisma vi è servito nel farvi apprezzare
nel nostro paese? Collaborerete ancora insieme in futuro
(nel primo album dei Venus e nell' ultimo del gruppo bresciano
c'è un brano scritto da entrambe le band, ndr)? Le date
che ci ha procurato Giorgia Poli (la bassista degli Scisma)
sono state il miglior periodo trascorso in Italia dai Venus.
Quando le persone lavorano con voglia e passione, il risultato
si vede. E' merito loro, inoltre, se rieco a dire più di
due parole in italiano (Marc, in realtà, parla discretamente
la nostra lingua), tanto è vero che attualmente vivo in
Italia. La scelta di utilizzare molti archi ed, in generale,
una strumentazione prettamente acustica a cosa è dovuta?
Prima di formare i Venus io e il violinista (Christian Schreurs,
ndr.) avevamo un'altro progetto musicale. Avevamo già scelto
il produttore e lo studio di registrazione dove incidere.
Tre settimane prima di cominciare a registrare, la casa
discografica ci ha chiamato dicendoci che i soldi per il
disco non c'erano. Dato che ci eravamo fatti un "mazzo tanto"
durante l'intero anno ed avevamo firmato pure un contratto,
ci siamo chiesti se saremmo mai riusciti a pubblicare qualcosa.
Quell'esperienza ci ha insegnato che tanto vale seguire
completamente la propria indole musicale invece di scendere
a patti con i discografici! In seguito ho domandato a Thomas
(Van Cottom, ndr.) il batterista se voleva suonare con noi
in maniera semplicissima, impiegando una batteria senza
piatti. Poi siamo andati alla ricerca di un cotrabbassista
che suonasse lo strumento anche con l'archetto. In parte
sapevo bene quale strumentazione desideravo nel gruppo.
L'aspetto imprescindibile era dare libero sfogo alle nostre
idee musicali. Una delle caratteristiche dei Venus è quella
di essere intimisti ed, allo stesso tempo, capaci di creare
delle belle melodie molto orecchiabili. Penso che se una
persona viene a vederci suonare dal vivo per la prima volta
rimarrà sorpresa nel constatare la nostra "potenza"sfruttando
una strumentazione acustica. A tuo avviso esiste una
relazione tra il tipo di musica che proponete e le vostre
origini belghe? Negli anni '80, ad esmpio, c'erano i vostri
conterranei TuxedoMoon (alzi il dito chi se li ricorda)
che avevano un sound ed una strumentazione molto simile
all vostra. Certamente è un'opinione condivisibile.
Il Belgio ha una posizione geografica che lo pone vicino
all'Inghilterra e, contemporaneamente, a paesi come la Francia
e la Germania. Pure l'Italia non è distante. Siamo un crocevia
di influenze musicali e non. Ritengo di poter definire la
musica dei Venus "bastarda" proprio perchè pesca un po'
quà e un po' là. Perchè una nazione piccola come il Belgio
riesce a produrre gruppi come i Deus, i Soulwax o voi, che
hanno un buon riscontro a livello europeo? E' solo una questione
legata al cantato in inglese? Se in ogni nazione europea
ci fosse l'obbligo di trasmettere musica tedesca, italiana
e via dicendo cantata in lingua madre, la situazione sarebbe
senz'altro migliore. Prendi il caso della Francia dov'è
imposto di passare per radio almeno il 40% di musica francese.
E' semplicemente pazzesco! La supremazia del mercato anglo-americano
è troppo invadente. In Belgio ci siamo esibiti in un festival
nel cui cartellone figuravano tra i tanti gli Oasis ed i
Muse. Prendi gli Oasis sono così ovvi, musicalmente ancorati
a clichè che si ripetono da anni in Inghilterra. Tu con
quale musica sei cresciuto: inglese, americana o europea
in generale? Diciamo 50 e 50. Nessuna band inglese sarebbe
riuscita a fare un disco come il nostro perchè ci sono delle
armonie tipicamenti appartenenti all'Europa continentale.
Tra i musicisti che ho apprezzato maggiormente ci sono i
Beatles, i Greatful Dead ed i Velvet Underground (omaggiati
nel corso della loro esibizione con una versione riveduta
e corretta di "Venus in Furs", ndr.) Progetti nell'immediato
in casa Venus? A Settembre suoneremo con dei musicisti
classici belgi in un concerto nel quale riarrangeremo tutti
i nostri pezzi. Successivamente saremo in giro sino a natale
per completare il nostro tour e poi ci prenderemo un piccolo
break. Nel Luglio 2001 vorremmo cominciare a registrare
il nuovo materiale. Credo che il prossimo album non uscirà
prima del Gennaio 2002 In conclusione parlaci meglio
di questo concerto con musicisti classici. Piùttosto
che di musicisti classici in senso stretto si tratta di
musicisti contemporanei. Useremo strumenti "atipici" come
l'arpa el'harmonium ed inoltre ci sarà anche una corista.
Non avverrà qualcosa di scontato come i violini che doppiano
la parte del nostro violinista. Ritengo che verrà fuori
una cosa discretamente "tosta" e alquanto "rischiosa". Com'è
nata questa collaborazione? Tramite un'associazione
culturale belga che ha sovvenzionato l'intera operazione
oltre ad una buona dose di fortuna che in questi casi serve
sempre!
Luca M. Assante e Giulio Di Donna